In che stato è il calcio italiano? Dal 2007 a oggi oltre 8 miliardi di perdite

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Oltre 300 mila tesserati, un impatto sul Prodotto Interno Lordo del nostro paese da oltre 11 miliardi di euro, quasi 130 mila unità lavorative annue attivate. Eppure qualcosa ancora non va nel sistema calcio italiano.

Lo dicono i numeri del Report Calcio, il rapporto annuale sullo sport più seguito in Italia, curato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL e PwC Italia. Tra i dati più preoccupanti ci sono quelli relativi alle difficoltà sul profilo economico finanziario del calcio professionistico maschile, che negli ultimi anni sta facendo registrare perdite record. In particolare, dal 2007 ad oggi, le perdite hanno superato la quota degli 8 miliardi di euro. Le stagioni più critiche sono state, ovviamente, quelle della pandemia (2020-2021 1.345 milioni di perdite, 2021-2022 1.364 milioni) ma anche prima i dati sono incredibilmente negativi. Dal 2007 al 2019, infatti, sono andati in fumo 4 miliardi di euro, vale a dire 1 milione al giorno.

“Per questo è sempre più importante parlare di riforma del calcio italiano, toccando in particolare il tema del contributo del settore betting nei bilanci delle società e delle federazioni”. A parlare così sono gli esperti della redazione di Gaming Report, sito specializzato in gioco pubblico, che spiegano: “Eliminare il divieto di sponsorizzazione permetterebbe ai club di ottenere introiti importanti. Basti pensare che solo nel 2022 sono stati spesi 16,5 miliardi di euro in scommesse sul calcio, con un guadagno di 342 milioni di euro per l’erario dello stato. Un prelievo minimo, pari magari all’1% dai ricavi del betting, permetterebbe di generare un introito da 160 milioni di euro, da ridistribuire alle varie Federazioni del Coni”.

Un ragionamento interessante, che permetterebbe al calcio di rilanciarsi. Lo stato di salute, infatti, è tutt’altro che florido, non solo dal punto di vista economico ma anche per quanto riguarda i risultati sportivi, soprattutto alla luce delle ultime Olimpiadi. E in questo scenario di grande difficoltà qualcosa si registra a partire dalla stagione 2022-2023, quando il valore della produzione ha sfiorato i 4,3 miliardi di euro, dato record nella storia del calcio, con una perdita aggregata in riduzione del 37%. Numeri che ci permettono di guardare anche ad alcuni aspetti positivi, come quelli relativi all’impatto socio economico: oltre 11,3 miliardi di euro di PIL e quasi 130.000 Unità Lavorative Annue attivate durante la stagione 2022-2023, che rendono il calcio professionistico (Serie A, B e LegaPro) il principale contributore, con un impatto sul PIL di oltre 5 miliardi. La FIGC e il settore giovanile e dilettantistico, che rappresenta il 20% delle società sportive italiane, contribuiscono anch'essi in modo rilevante, con il calcio che incide per quasi 2,8 miliardi sul PIL e il 37% dell’indotto occupazionale, con circa 50.000 ULA attivate.

“Per questo serve dare impulso al settore – concludono da Gaming Report – anche con una nuova riforma che permetta a club e federazioni di risanare i loro bilanci”. Un’operazione difficile, per salvare lo sport che amiamo di più.

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