In questo primo decennio si parla d’A.C. Benevento, che dopo aver vinto i campionati di 3° e 2° categoria trionfò nel campionato nazionale di 1° divisione. Si giocava nel mitico "Meomartini", fatto costruire da don Ciccio Minocchia che, grazie anche all'aiuto dei giocatori, costruì questo stadio. Luigi Capparuccia era l'ala sinistra e fu anche nazionale militare, e ci racconta che............: "Nel 1933 riuscimmo a pareggiare in amichevole con il grande Napoli che schierava nelle sue file tantissimi campioni, fra cui Attila Sallustro, Cavanna, Buscaglia ed altri". Gli spalti erano stracolmi, la squadra era formata da calciatori tutti residenti a Benevento ed il risultato della partita fu di 2-2. Per il Benevento segnarono Ambrosini e Scaglione. Come premio per quella partita, il presidentissimo Minocchia, offrì una cena ai giocatori al ristorante e diede 5£ a ciascuno di loro, il tutto avveniva quando si effettuavano imprese memorabili. Nell'anno 1934-1935, l’A.C. Benevento, partecipò al campionato nazionale di serie C che era a girone unico. Le squadre più importanti erano Lecce, Maglie, Bari, Salernitana, Casertana, Juventus Stabia, Savoia, Napoli B ed altre. Quella grande squadra che fece parlare di sé per anni ed entrò nella leggenda, era allenata dall'ungherese Halmos. Ancora oggi si ricorda i derby vinti con la Salernitana, il pareggio con il fortissimo Bari e, la vittoria sul Lecce, con reti di Santoro e Iarace. Lo schieramento in campo di quella magnifica squadra era : Lucantoni, Dolce, Barsella, Lotto, Nelli, Iarace, Santoro, Barboni, Lanza, De Vita, Tessitore. Quella squadra i giovani non la ricordano oggi, ma oltre alle tantissime vittorie raccoglieva anche tanti applausi per il suo gioco. L’A.C. Benevento nell'anno 1938/39 vinse la "targa Capocci", un torneo cui parteciparono 22 squadre, tra cui il Campobasso squadra a quel tempo temutissima, si arrivò in finale contro la Scafatese vincendo con un secco 5-1. La "targa Capocci" era tutta d'oro e, come premio per quella vittoria ogni giocatore percepì 50£ e, l'avvocato Gennaro Meomartini offrì anche un pranzo al ristorante. Oggi ci si chiede, che fine abbia fatto la "targa Capocci"?.....
Nell'anno 1941/42 nasce il G.U.F. Benevento (Gruppo Universitario Fascista). Di quella squadra si ricorda soprattutto l'anno 1942/43 del campionato di prima divisione, il presidente era Vesce e l'allenatore Panzone. Ci fu la vittoria sul G.U.F. Napoli e Guarriello portiere del G.U.F. Benevento parò ben due calci di rigore. A fine partita l'allenatore del Napoli militante in serie A Vecchina, chiese notizie su tre diciottenni, Mastracchio, Scalone e Mercurio. Torniamo a parlare dell'A.C. Benevento che, nell'anno 1945/46 fu promosso in serie B. Il presidente era il Comm. Mariano Russo, ma l'iscrizione al campionato di serie B, non fu fatta per i soliti motivi economici. L'allenatore era il magico Gipo Viani. Era un tecnico autoritario, che si faceva rispettare, aveva giocato da centromediano metodista nell'Ambrosiana, oggi Inter. La squadra era così forte che anche in serie B poteva ben figurare. Nel 1946/47 il Benevento rivince il campionato ed a guidare gli stregoni ci fu Brioschi, infatti Gipo Viani successivamente allenò il Milan dei vari Maldini, Altafini ecc..... In quell'anno il Benevento disputò un gran campionato, infatti basta pensare che su 28 incontri, il Benevento ottenne 27 risultati positivi ed una sola sconfitta a Foggia per 1-0. I soliti motivi finanziari fecero sì che il Benevento non andasse per la seconda volta consecutiva in serie B. Visti i motivi finanziari, furono ceduti tutti i giocatori, un vero peccato. Di quell'anno si ricorda soprattutto il pareggio di 3-3 contro il grande Napoli e, la vittoria per 3-0 nel derby contro l'Avellino. Questa la formazione giallorossa: Atripaldi, Capone, Cascio, Susany, Viano, Gelsomino, De Stasio, Gerbi, Paone, Salvatore, Ascione O. Le tre reti furono messe a segno da Paone, Gerbi, Ascione O., ed in quel derby il Benevento diede una lezione di calcio ai "lupi" irpini. Nel 1948/49 il Benevento ebbe una grossa squadra. Per fare qualche esempio c'erano Labbate, Wellish che proveniva dall'Inter, e Avedano che veniva dalla Juventus e fu preferito a Giampiero Boniperti. In quell'anno il Benevento era una grandissima squadra, ma una domenica a Reggio Calabria il Benevento perse per la tennistica sconfitta di 10-0. Nel 1949/50 bisogna ricordare due cose, la prima che Simoni fece sempre centro dal dischetto, e la seconda è che quell'anno arrivò a Benevento il terzino Colombo, arrivò di venerdì e subito debuttò perché si era allenato già a Torino. E quella domenica il pubblico ammirò il miglior terzino che il Benevento avesse avuto nella sua storia e, per capirci giocava alla Facchetti.. Francesco Minocchia, più conosciuto come don Ciccio, il più importante commerciante di ferro, ha rappresentato e rappresenterà il simbolo del mecenate, ma anche del sostenitore e dell'appassionato di sport. Ha avuto undici figli con cui poteva mettere su una squadra. Don Ciccio è stato uno degli artefici principali della nascita del calcio a Benevento. Secondo molti l'attuale "Meomartini" doveva essere appunto intitolato al presidentissimo Francesco Minocchia. Il Benevento anche nel 1951/52 era una grande squadra, si faceva rispettare sia in casa sia fuori. Quell'anno si ricorda la vittoria col Bari e il pareggio con il Foggia (tutte e due le partite furono giocate fuori casa perché il Santa Maria degli Angeli era impraticabile). Dopo la vittoria sul Bari sotto una bufera di neve al ritorno a casa, i giocatori furono accolti dalla banda di S. Vittorino. Di questa squadra ne ha un gran ricordo anche Gaetano Allegretti, simbolo del calcio beneventano. Il Benevento ha sempre avuto grossi allenatori che facevano "tappa" Benevento per poi andare nelle grandi squadre, tra questi ci fu anche Oronzo Pugliese, che allenò l'A.C. Benevento nel campionato 1952/53. Seguiva le partite sulla linea del fallo laterale e i guardalinee non riuscivano a farlo sedere in panchina. Ma il Benevento quell'anno conobbe una grand’ala sinistra, Ascione Orlando, dal tiro bomba e, di quell'anno rimase anche la vittoria sul Napoli per 2-1 e, le reti furono messe a segno da: Buttazzone (BN), Bacchetti (NA), Ascione O. (BN). Subito dopo il grande A.C. Benevento cadde in una profonda crisi, che sancì la fine di questa squadra. Il calcio a Benevento però "rinacque" grazie al presidente Licurgo Bartolucci, che dette vita alla "Sanvito", che si ebbe grazie alla fusione della "Sanvito" con la "Fantozzi". La squadra giocò e vinse il campionato di 1° divisione, nell'anno 1953/54. Per la vittoria di questo campionato ebbe molta importanza il presidente, il quale dava un premio partita. Notevoli furono le vittorie ed i gol al "S. Maria degli Angeli" (oggi Meomartini), che non si contano. Il campionato 1954/55, fu un campionato d’assestamento nella categoria promozione, poiché la squadra era tutta giovane e mancava d'esperienza. Nel 1955/56 L'A.C. Sanvito vinse il campionato di promozione, con una media di 3-4 gol a partita. Non c'erano rivali. Di quella squadra si ricordano soprattutto il presidente Bartolucci, il portiere Oliviero agile ed imbattibile che per un grave infortunio dovette cedere la sua maglia a Iacobucci, Ascione giocatore dal sinistro infallibile, Zollo il più aggressivo della squadra d infine Piccolo che correva i 100 metri in 11 secondi.. Il campionato 1956/57 non fu molto esaltante, basti ricordare la secca sconfitta per 4-0 con il Marsala (dove militavano anche quattro giocatori del Milan), però ci fu anche una schiacciante vittoria ai danni del Taurianova. Come già detto non fu un campionato molto esaltante, infatti la Sanvito retrocesse ma fu ripescata per meriti sportivi. In quest'anno il pubblico fu molto numeroso, ma lo fu ancor di più nel campionato 1957/58. Questo derivò dal fatto che la squadra si era molto rinforzata e che furono fatti molti sacrifici, sempre nello stesso anno fece bella figura anche la Sanvito giovani, che in 16 partite le vinse tutte.
La Sanvito giovani rappresentava la Campania nelle finali Nazionali. La squadra nell'ultima partita incontrò il Pescara, con il quale perse col risultato di 3-2. Del campionato 1958/59 si ricorda la promessa fatta dal presidente, il quale si prefisse di andare entro tre anni in serie C. Ma questa promessa non fu mantenuta (per modo di dire), infatti la squadra vinse il campionato l'anno dopo, nella stagione 1959/60. Orlando Ascione una delle bandiere del calcio beneventano, e tanti successi del Benevento portano la sua firma e, ebbe allenatori come: Hirzer, Mosera, Gipo Viani, Oronzo Pugliese, naturalmente quando erano a Benevento. Racconta che quel Benevento non temeva squadroni come: Bari, Taranto, Nocerina, Gladiator, Lecce, Casertana ed altre. Inoltre ricorda altri aneddoti fondamentali della sua carriera: i portieri non gli stringevano mai la mano per i bellissimi gol che faceva, ma ciò a lui non interessava. Alla fine della partita contro l'Inter, dove giocava anche Meazza (ex campione del mondo), quest'ultimo gli strinse la mano. Un altro aneddoto molto divertente si svolse durante un allenamento, il mister Gipo Viani volle vedere la conformazione dei piedi di Orlando per capire come faceva a segnare da tutte le posizioni. Oggi il mitico Orlando Ascione si trova ancora nel mondo del calcio facendo il massaggiatore del Torrecuso. Conquistata a pieni voti la promozione in serie C, nella stagione 1959/60, la Sanvito, nel campionato 1960/61, si presenta ai nastri di partenza con un collettivo ben affiatato. Infatti ben 10 elementi continueranno ad indossare la maglia Rossonera. Ma il presidente Bartalucci, nonostante ciò, effettuò nuovi acquisti. Arrivarono a Benevento il "motorino" Alberici, la mezza punta Russo, il terzino-mediano Codiglia, l'attaccante Tascone, il jolly Kelemenich, il portiere di riserva De Grandi ed il possente attaccante Impinna. Per guidare gli stregoni occorre un allenatore in possesso di patentino, ed infatti, Carletto Maluta fu "costretto" a frequentare il corso di Coverciano. In occasione dell'assemblea delle società di Lega semiprofessionisti, fu consegnata una coppa alla Sanvito, dominatrice del girone F di serie D per la stagione 1959/60, nonché una medaglia d'oro al presidente Bartolucci. Angelo Forgione ricorda che......:"affrontammo la prima esperienza di serie C con entusiasmo e voglia di continuare a vincere". Dopo qualche battuta d'arresto iniziale la squadra progredì a tal punto, che concluse il campionato al quarto posto. A premiare questo traguardo ci fu anche l'amichevole con il Napoli di Amadei, che terminò 2-2. Maluta e compagni nonostante il divario tecnico esistente fra le due squadre riescono ad imporre il pari agli azzurri, che dopo appena 14 minuti erano sotto di 2 reti a zero. L'anno 1961/62 fu decisamente da dimenticare. Dopo l'ottimo quarto posto del campionato precedente, la Sanvito retrocede nella Serie D. Nonostante la cocente delusione della retrocessione in quarta serie, la Sanvito nell'anno 1962/63 si rimbocca le maniche nell'intento di puntare in alto. A guidare i rossoneri è chiamato l'allenatore Lamberti. Nonostante ciò la Sanvito non riesce a vincere il campionato per soli due punti, infatti questo fu vinto dalla Casertana. L'anno1963 segnò l'abbandono del Presidente Bartolucci. Venerdì 5 luglio si cercò di risolvere la crisi, con la fusione tra l'A.C. Sanvito e l'A.S. Benevento, che prenderà il nome di Società Sportiva Benevento. A guidare la squadra fu chiamato Zidarich. La stagione fu chiusa al terzo posto in classifica, e Benevento ospitò anche i giochi del Mediterraneo. Nell'anno 1964/65 il Benevento cercò di risolvere la crisi economica effettuando molte cessioni. Questo portò alla retrocessione nei dilettanti. Mentre la maggior parte dei tifosi è amareggiata per la retrocessione, un'altra parte era in festa per la promozione in prima categoria della Fiamma Sannita, del presidente Eddy Mucci e dell'allenatore Napolitano. Gli interessi sono però, tutti per l'immediato ritorno in serie Dilettanti, che però non avvenne perché il Benevento concluse il campionato al quarto posto. Nel 1966/67 avviene la fusione fra la Sannita ed il Benevento, con il nome di Polisportiva Benevento, e la squadra fu affidata a Munno e Napolitano. La stagione si concluse al quarto posto in classifica. ILa stagione 1967/68 è l'anno del ripescaggio in serie D, avvenuto grazie all'intervento del sindaco di Benevento Antonio Abete. La tifoseria è al settimo cielo. Espletate tutte le pratiche per l'iscrizione al campionato, è chiamato a dirigere la squadra, Umberto De Angelis, il quale subentra ad Angelo Forgione. Il Benevento nonostante la crisi economica conclude il campionato al decimo posto. Anche per la stagione 1968/69 è confermato l'allenatore De Angelis, per l'ottimo girone di ritorno, ed in quest'anno, la squadra si riesce a salvare per un soffio, per un solo punto.
Dodici anni di “ storia” avara di successi, dove, purtroppo, nel ricordo dei tifosi ci sono non poche amarezze. Salvezze sul “ filo di lana”, retrocessioni e mai un campionato d’alta classifica. Due soli ruggiti: la partecipazione alla Coppa Italia, che ha visto il Benevento confrontarsi con squadre di serie A e l’esaltante campionato 1990-91, che ha visto la squadra sannita battersi sotto i nuovi colori “ rosso-argento”, qualificandosi per lo spareggio promozione traguardo fallito per un soffio. Va detto che questi dodici anni, hanno sempre prevalso e mai hanno fatto mancare quell’importante e determinante caloroso sostegno non solo dagli spalti del Santa Colomba. Va anche ricordato anche il “ tonfo” che suscitò sconforto nella tifoseria, quando il Benevento, con tutto il suo glorioso passato ripiombò nel campionato Interregionale; quando in altre parole la squadra non fu inscritta al campionato di C2. Qualcuno ipotizzò la fine del calcio a Benevento ma non fu così: l’arrivo dell’enigmatico presidente Peca servì a riportare nuovo slancio e quasi a “ ricostruire”, non solo gli entusiasmi intorno alla squadra ma anche una struttura societaria efficiente ed una compagine competitiva. Infatti, sotto la presidenza Peca il Benevento nella stagione 1990-91 perse una sola partita e non approdò in C2 perché eliminato negli spareggi della Juve Stabia.
E’ la stagione che dovrebbe fra meditare i dirigenti a non commettere gli errori del campionato scorso. La prima operazione di mercato vede la conferma sulla panchina giallorossa di mister Graziano Landoni. La squadra va in ritiro a Nocera Umbra. Alla vigilia della gara con la Paganese, si risolve la crisi societaria con il cambio al vertice di Mario Catalano e Renato Moreno al posto di Ernesto Mazzoni e Verde. A questi ultimi due è affidata la gestione protempore per i problemi più delicati e scottanti tra i qualila campagna di compravendita autunnale. In pericolo la panchina di Bandoni. Alla vigilia della la gara con il Livorno, sono acquistati Nicola Ripa, Franco Ermini, Giovanni Bestini. E’ ingaggiato anche il nuovo tecnico. Si tratta dell’ex giocatore della “Sancito Benevento”. Il 10.1.1981 si riunisce il consiglio di amministrazione della Sportiva Calcio. All’unanimità è rieletto presidente Enrico Mazzoni e Catalano ritira le proprie dimissioni. Il campionato del Benevento 1980-.81 vede la squadra campana alla fine del campionato al sesto posto. Nel 1980-81 a Benevento nacquero numerosi club come:
Club dei Giallorossi con presidente Antonio Zampilli e Nazzareno Cosmetico,
Club calcio Benevento con presidente Ennio Ricciardi,
Benevento “ Club S. Modesto” con presidente Filomena D’Agostino,
Club Amici Benevento Calcio con presidente Umberto de Lucia,
Club “I Fedelissimi” con il presidente Francesco Cecere.
Concluso il campionato 1980-81, si registrano la dimissioni di Ciro Verde, Romano Moreno e del medico sociale Nino Acone. Il futuro diventa sempre più incerto e nebuloso.Tra l’altro, il 1° luglio entrarà in vigore la nuova legge sullo Sport professionistico, che prevede il graduale azzeramento del “capitale-giocatori”. Il tutto compromette la programmazione per il futuro. L’allenatore lino De Petrillo dichiara che se non avrà garanzie circa il rafforzamento delle squadra, sarà costretto, a malincuore, a lasciare la conduzione tecnica del Benevento. Al mercato di Milano si reca il dirigente dimissionario romano Moreno che ha intenzione soprattutto di vedere. Nella città lombarda, però, c’è anche l’avvocato Ernesto Mazzoni. La “montacha” del calcio mercato partorisce un “topolino”. Solo due le operazioni effettuate: il Benevento cede Roberto Cazzani e Ermini, Mauro, Franchini, Maniero. Ritorna Cacitti dopo una stagione con il Giulianova e la giovane ala Norberto Cappellari di proprietà del Torino. Intanto, Del Pretillo rinuncia alla panchina. Il retroscena: il tecnico di Roccamonfina, a Teano, accetta l’invito di alcuni dirigenti ed amici a restare a Benevento, poi, adistanza di poche ore, comunica il rifiuto. Al termine della riunione del 20 luglio, il consiglio di amministrazione si dimette in blocco. Il vertice, rimasto in carica per la normale amministrazione, decide che il ritiro sarà fatto allo stadio S. Colomba, agli ordini di Carlo Fracassi e Gino Miele. E’ disdetta la sede di Nocera Umbra. Tarocco abbandona il ritiro e non scendono in campo anche Grandi e Frigerio nell’amichevole con la squadra locale, vinta dai giallorossi con una sede di Saviano. I giallorossi deludono. Il due ottobre, alla vigilia della gara con il Castrano, ritorna l’assemblea straordinaria dei soci. Dopo due votazioni, sono eletti: Lampugnale, Catalano, Callisto, Miceli, Cacucci S., Cacucci V., Cornacchine, rappresentante dei “Club dei Giallorossi“. Però, non è ancora eletto il presidente e persistono le incertezze. Alla vigilia della gara con la Civitanovese, il noto imprenditore edile Donato Callisto è eletto presidente. Si tratta di un personaggio molto schivo alla pubblicità e conosciutissimo per la sua onestà e modestia. Il campionato del Benevento 1981-82 si conclude con quinto posto.
Appena conclusa la stagione 1981-82, che ha visto la squadra giallorossa tra le protagoniste, ci si pone subito un integrativo: come sarà il campionato del Benevento? Il presidente Donato Callisto insieme con il dott. Giorgio Miceli ha portato avanti la navicella giallorossa, affrontando e superando momenti difficilissimi. Ma, nel corso dell’assemblea del 14 giugno, alle dimissioni di Callisto, ne seguono altre. Termina così la presidenza Callisto, che, per otto mesi, ha onorato l’incarico facendo disputare al Benevento il miglior campionato degli ultimi quattro anni. Si parla anche di cedere il titolo al Sindaco, così come di ricorrere alla Lega di Firenze per far presente delle difficoltà che attraversano le società alla luce della legge 91. Occorrono delle concrete provvidenze per sanare il Benevento. L’unico a rimanere in carica è l’imprenditore Romano Moreno che, certamente, non può da solo risolvere i problemi della Sportiva Calcio. La fortuna non sembra essere amica del Benevento in sede di compilazione dei calendari di Coppa Italia. La squadra è inserita in un girone con Torino e Cagliari. Si sperava di affrontare compagini più blasonate che avrebbero consentito un grande incasso al Santa Colomba. E così, dopo mesi di polemiche, la gestione passa nelle mani del Collegio sindacale.
L’avventura della squadra giallorossa in coppa Italia inizia, al “ Sada ” di Monza con un pareggio.
Monza - Benevento 1-1
Benevento – Palermo 0-0
Cagliari – Benevento 1-1
Benevento – Torino 1-2
Reggiana – Benevento 4-0
La classifica finale vede il Benevento in ultima posizione con la Reggiana.
Campionato Serie C1 – Girone B 1982/83 il Benevento si classifica 6°.
Dopo le dimissioni di Romano Monero, che in più di un’occasione aveva manifestato il proposito di mettersi da parte, si attendono novità nella Sportiva Calcio.
Le prime operazioni di mercato, riguardano alcune cessioni. Sono ceduti Barbieri, Grandi, Sansonetti, Marchetti, Milano, e altri Marchetti, Milano, e altri. Il dimissionario Monero si preoccupa di vendere il più possibile così come erano i suoi compiti.
Nella riunione del 28 luglio è eletto presidente l’imprenditore edile Leonardo Lampugnale. Quale nuovo allenatore è scelto Giuseppe Caramanno.
Il Benevento va in ritiro a Ladrone (BS), con il nuovo tecnico, ma i giocatori non riescono a adattarsi. E così, i risultati in Coppa Italia sono deludenti, la tifoseria contesta il tecnico.
Al siciliano subentra Franco Liguori, abilitato come istruttore giovani calciatori, ma dalle indubbie doti perché capace di creare un gruppo omogeneo.
In sede di calciomercato autunnale sono acquistati: Napoli, Borriello, Lunertri, Serena, e Donetti. (foto pag. 39)
Con la qualificazione in Coppa Italia, si conclude il campionato 1983/84 serie C1 girone B del Benevento, i giallo-rossi si classificano 5°.
Nonostante l’ottimo campionato, l’allenatore Franco Liguori non resta alla guida del Benevento.
L’attenzione è tutta rivolta verso le gare di Coppa Italia con le squadre di serie A e B. Il sorteggio non è però favorevole per la squadra giallo rossa, infatti, il Benevento è incluso in un girone che comprende: Castrano, Verona, Campobasso, Ascoli, e Catania. Quindi non con le grandi squadre per cui era legittimo attendersi un buon incasso.
Falliti i tentativi per Benetti e Soriani, è chiamato a sostituire Liguori, Giuseppe Materazzi, proveniente dal Rimini. La squadra va in ritiro a Cutigliano. Ma la stagione si conclude in modo poco brillante la salvezza è conquistata grazie a numerosi pareggi.
Per quanto riguarda il Benevento in Coppa Italia deve essere sottolineato poiché la squadra giallo-rossa, avrebbe dovuto disputare al S. Colomba l’incontro con il Verona, ma la dirigenza per motivi di incasso, chiede e ottiene l’inversione di campo.
Gli incontri disputati:
Verona – Benevento 4/2
Benevento – Casarano 1/1
Benevento – Catania 1/0
Ascoli – Benevento 0/1
Campobasso – Benevento 3/1
Invece la classifica finale del campionato 1984/85 vede il Benevento al quinto posto.
Calato il sipario sul campionato 1984-85, le prospettive non sono delle più promettenti, anche la tifoseria si assottiglia e si rende protagonista soprattutto per le contestazioni che per l’affluenza allo stadio. Si crea moltissimo vuoto intorno alla squadra anche per quanto riguarda i responsabili della Sportiva Calcio. Il tecnico Materazzi cambia società.
In sede di calciomercato il Benevento effettua numerosi acquisti, solo dopo il loro arrivo il Benevento va in ritiro pre-campionato a San Terenziano, con il nuovo allenatore Fausto Landini. Il colpo di scena dell’estate 1985 si verifica con le dimissioni di Landini. Il “bizzarro” allenatore, con una scelta molto signorile si dimette, traendo d’impiccio i dirigenti consapevoli che il tecnico non era gradito alla tifoseria. Occupa il suo posto Mario Facco, che è molto preparato sul grado di preparazione della squadra. Il campionato inizia il 22 settembre. Intanto, sul mercato autunnale sono acquistati numerosi giocatori, facendo in modo di ampliare la rosa e vincendoli derby contro la Salernitana e l’allenatore Facco esce dagli spogliatoi e davanti ai cancelli ringrazia la tifoseria esultante, dopo numerosi dissidi. Il mese di dicembre 1985 sarà ricordato anche per lo scioglimento del consiglio di amministrazione del Benevento. A norma di statuto, è nominato amministratore unico, con pieni poteri, l’avv. Antonio Paglia. L’avv. Mazzoni esce dalla scena comunque è sempre lui a tenere i contatti con Paglia. A quattro giornate al termine data la drammatica posizione in classifica del Benevento esonera Facco ed è ingaggiato Romano Mattè, al quale gli si chiede il “miracolo” della salvezza. In così poco tempo non sappiamo proprio come avrebbe potuto verificarsi l’evento. Purtroppo, il Benevento si classifica al penultimo posto e, dopo ventidue anni si trova in serie C2, ex serie D. Si tratta in conclusione di una retrocessione non solo della squadra, bensì dell’intera città. L’estate 1986 ricorda nella storia del calcio beneventano perché la squadra giallorossa è ripescata in serie C1, grazie alla cancellazione del Palermo pieno di debiti e di insolvenze.
La stagione inizia con la partecipazione in Coppa Italia, alla guida della squadra giallorossa ci sono due tecnici indigenti Ianaro e Fracassi una delle bandiere del Benevento. Sulla panchina del Benevento 1986-87 è chiamato Rampanti, ex calciatore del Torino e del Napoli. La squadra è formata da moltissimi giovani. I tifosi mostrano il loro grande attaccamento alla squadra, scende in campo anche il sindaco Pietrantonio per rifondare la società. (foto pag. 61) L’unica operazione è l’acquisto del mediano Gaito proveniente dalla Salernitana. Alla vigilia della gara con il Teramo, debutta Colasanto, la domenica successiva a Catanzaro Birigozzi, Di Lascio, Strano, si attendono, però altri rinforzi. Dopo un lungo periodo di stasi si corre ai ripari acquistando, alla vigilia della gara con il Licata l’attaccante Crialesi. Il successivo esterno sul quadratissimo Barletta fa sperare in un nuovo corso. La situazione in classifica del Benevento diventa sempre più disperata. A 10 giornate dal termine non si registra alcuna nota lieta. Il colpo di grazia al Benevento è inferto dall’arbitro Conforti: invasione di campo, in occasione della gara con il Cosenza e gravi incidenti per il pareggio degli ospiti giunto al 93’. E’ scritta così una delle pagine più nere del calcio beneventano. Il pareggio di Salerno fa alimentare la speranza di salvezza, a due giornate dalla conclusione del campionato, i giallorossi devono recuperare tre punti si svantaggio nei confronti del Brindisi, e Livorno. Un’impresa ardua, difficilmente realizzabile. I cinque gol al Sorrento fanno ancora sperare. Occorre vincere per poi confidare nelle “disgrazie ” di Licata e Salernitana. Ma il Benevento retrocede in C2 per il secondo anno consecutivo.
Nel mese di giugno, tra polemiche, ripicche e fazioni, sorgono alcune iniziative per salvare il Benevento. Mentre la società è sul punto di scomparire si costituisce un comitato di cui sono promotori l’ex segretario del Benevento Izzo e l’ex giallorosso Zica. Il protetto vuole rilevare la squadra con l’intento di tamponare la crisi per il periodo dell’emergenza e poi, successivamente, costruire il futuro. Il 16 luglio si svolge un’assemblea dove è convertito in azioni il credito dell’avvocato Mazzoni. La tifoseria muove delle critiche nei confronti della società per non aver sostituito durante il campionato scorso l’allenatore Rampanti. Con soli pochi milioni si poteva evitare la C2.
L’8 agosto il Benevento va in ritiro a Colle Sannita dove effettua la preparazione. Si fa anche domanda di ripescaggio. Purtroppo l’ultima riunione alla vigilia del campionato non sortisce alcun effetto. Sono risultati vani i tentativi dell’Unione Popolare Pro Calcio per rilevare la gestione societaria. Quindi tutto rimane fermo: società, commissario; squadra formato da un groppo di ragazzi e senza alcuna programmazione. E’ nominato a sorpresa nuovo allenatore del Benevento Maurizio Simonato, che rimane esterrefatto per la carenza dell’organico. Non si riesce a capire come l’avv. Paglia, ovvero l’avv. Mazzoni (è sempre lui che sta dietro le quinte!) abbia convinto Simonato, ad accettare di allenare la squadra inizia il 27-09-1987 con la Cavese il lungo peregrinare su campi neutri del Benevento colpito da una lunga squalifica. Il primo punto è conquistato a Cisterna, dove i giallorossi sono beffati all’ultimo minuto. E’ auspicato da tutti l’acquisto di almeno due giocatori (sono acquistati Cesari, Figliomeni, e ritorna Cazzani). L’esordio dei tre nuovi giocatori non fa cambiare molto alla squadra. Ma il Benevento non ha ancora un presidente anche se la Stampa e la tifoseria considera Mazzoni il “presidente invisibile” perché, pur essendo fuori dalla società, ha continui contatti con l’allenatore e i giocatori. Finalmente dopo una lunga assenza per squalifica il Benevento ritorna a casa. L’indifferenza del pubblico è sconcertante così come anche davanti alla messa in liquidazione della Sportiva Calcio Benevento S.p.A. I tifosi fanno capire di essere stufi di assistere a delle prestazioni squallide della propria squadra. (fot. pag. 69) Il campionato si conclude con il Benevento alla nona posizione.
Terminato il campionato di ridimensionamento del calcio a Benevento, si assiste ad una completa assenza della tifoseria.
La speranza di salvare il calcio è alimentata con l’entrata in campo dei politici. Si cerca di costituire una nuova S.p.A. è congelata anche la posizione dell’allenatore Simonato. Sembra risolversi la crisi. C’è, però, il problema della fideiussione bancaria di 400 milioni. L’11 luglio si tiene una riunione presso l’assessorato allo Sport del Comune con la partecipazione di Callisto e Zotti per il consorzio Industriali. Questi ultimi danno le prime assicurazioni a depositare la firma della fideiussione, presso la Banca del Piccolo Risparmio di Foglianise. Intanto ci sono altre difficoltà, si registra un irrigidimento tra le parti (il Consorzio degli Industriali e L’Amministrazione Comunale). Un ruolo importante per la soluzione della crisi lo ha svolto il dott. Giorgio Miceli così come determinante è l’intervento dei 16 componenti del Consorzio degli Industriali. Il raduno, agli ordini del riconfermato Simonato, è fissato per Boxano, che portò fortuna al Benevento nelle stagione 1973.74. uno degli artefici principali del selvaggio, Giorgio Miceli, amministratore unico della società, è fiducioso, aspetta, l’entrata di nuovi soci. Crede nell’inserimento del Benevento tra le squadre di vertice.
Si parte con il piede sbagliato. L’11 settembre 1988, alla prima di campionato, i giallorossi esordiscono con una sconfitta, ad opera del Nola.
Le vicende societarie continuano a tener banco in senso negativo, al vertice della società è chiamato l’imprenditore Perugini, che si avvale della collaborazione di Giglio e Napolitano. Ma tutto continua a ruotare intorno all’avv. Mazzoni. Non si muove una foglia senza il suo assenzio.
Si ricorre al mercato di novembre acquistando l’attaccante Chiarentini, il suo debutto porta fortuna al Benevento vittorioso per 3-1.
La lunga serie di risultati positivi (7 consecutivi) s’interrompe tra le mura amiche ad opera del Sorrento. Il Santa Colomba nel 1988 “regala” punti a tutte le squadre.Dopo una serie di risultati negativi, si conclude così, una delle stagioni meno ricche di soddisfazioni con l’avv. Mazzoni distaccatosi dalla carica di dirigente e con il pubblico sempre più indifferente alle sorti del Benevento perché deluso.
La stagione si conclude con il Benevento in nove posizione, e con l’annuncio del divorzio dal Benevento dell’allenatore Simonato che, nonostante le molte difficoltà, ha lavorato senza godere delle simpatie di tutti, con impegno e passione.(foto pag. 77)
La crisi societaria del Benevento non sembra avere sbocchi. Il 16 giugno si tiene un’assemblea straordinaria nella quale si deve sottoscrivere il residuo capitale sociale ammontante ad una novantina di milioni su 200. Dopo le dimissioni di Simonato è contattato Tonino Rocca per guidare la squadra nella prossima stagione. Per il tecnico si tratta della prima esperienza. La squadra va in ritiro a Roccaraso è lì però che il tecnico apprende che la società non si iscritta alla C2 perché non è stata presentata la fideiussione. Dopo un’estate molto travagliata si attende il 27 luglio quando si saprà se il Benevento sarà ammesso o escluso dal campionato. Ma questa seconda ipotesi si avvera secondo le previsioni poiché molti, a cominciare dall’avv. Mazzoni, attendono gli eventi dalla finestra. Si lascia sprofondare il Benevento nell’Interregionale, tra l’indifferenza generale. Il 1 agosto 1989, segna una delle pagine più amare del calcio beneventano. (foto pag. 84-85) In sole tre stagioni si è passati dalla C1 all’interregionale. Dopo tanti attriti si spera nella risalita del calcio. Il neo presidente Sparandeo, che ha ereditato una situazione difficilissima, insieme con alcuni dirigenti e al consulente Salvati, si rimbocca le maniche per tentare la scalata. L’allenatore Rocca, però, dichiara che con l’attuale organico al massimo si sarebbe potuto tentare di disputare un campionato di media-alta classifica.
La squadra, agli ordini di Biancaniello, si qualifica in Coppa Italia. Si prosegue tra mille difficoltà, senza alcuna programmazione. I tifosi chiedono di ritornare al “Meomartini”. Comincia una lunga serie positiva, che termina ad Acerra. Il “Santa Colomba” è sempre più vuoto. Il 1990 è inaugurato con un successo ma non è esaltante il seguito del campionato, anzi. La situazione societaria preoccupa il presidente Sparandeo, rimasto solo alla guida della società. Gli imprenditori sono insensibili ai vari inviti. Alla vigilia della gara con il Maglia, è scongiurato uno sciopero di Zotti e compagni. I giocatori, da parte loro, sono preoccupati perché, oltre a non aver incassato alcuna mensilità, non vedono all’orizzonte alcuna prospettiva. Si spera che nasca una nuova società, solida. Intanto, le preoccupazioni di Sparandeo non sembrano essere inascoltate siccome si torna a parlare di Lampugnale e di Callisto. L’intermediario per la costituzione della nuova società è l’assessore comunale allo Sport Tinessa, che si muove segretamente. Vista la mancanza di sviluppi, il presidente Sparandeo invia un telegramma alle autorità e alla stampa in cui si leggeva che la società era impossibilitata a proseguire il Campionato Interregionale. Il grido di dolore del massimo dirigente, fa chiarezza sulla reale volontà da parte degli imprenditori a costituire una nuova società, ai primi effetti. A questo punto, dalla minaccia di un ritiro dal campionato spunta il “salvatore”: Mario Peca. L’“uomo della provvidenza”, prende contatto Tinessa che aveva chiesto a Pontello di acquistare la Fiorentina, sì “accontenta” di rilevare il Benevento. Intanto il Benevento si congeda dal S. Colomba con il deludente 0-0 con il Solfora.
A questo punto, inizia una settimana delicata per le sorti del calcio beneventano. Si attende di conoscere le reali volontà di Peca. Nell’ultima di campionato il Benevento, che lancia i giovani Martini, Forni, Acero, pareggi a Tricase. Il 4 giugno 1990 nasce la nuova società che prende il nome di Football Club Sporting Benevento e addirittura scompaiono i colori giallorossi. Sono sostituiti con il rosso-argento. La novità è introdotta attraverso un sondaggio popolare che, rispecchierebbe più fedelmente lo stemma di Benevento. Mario Peca si impegna a trovare il sostegno necessario per chiedere alla Lega Calcio il ripescaggio in C2.
Il presidente Sparandeo fu costretto ad affrontare molte difficoltà perché non aveva l’aiuto da parte degli imprenditori locali. Fu costretto a fare numerosi passi per sensibilizzare l’autorità. Tutti i suoi sforzi risultarono vani. L’avventura calcistica sembrava definitivamente e tristemente conclusa a Benevento quando, inaspettatamente, ai primi di maggio 1990, Peca affidò l’incarico a Scialò di rilevare il titolo sportivo della Sportiva Calcio Benevento, senza assumere debiti né il pacco giocatori. Il 7.5.1990 fu costituita la nuova società che Peca volle chiamare FootBall Club Sporting Benevento con i nuovi colori sociali “argento e rosso”, nomi e colori che ha preferito fra tutti quelli segnalati dagli sportivi a seguito di un sondaggio televisivo. La società fu inscritta al campionato Interregionale e fu anche presentata la domanda per il ripescaggio in C2. Fu a quel punto che “scoppiò la bomba”: la Feder Calcio, che aveva sempre ratificato la “cessione “ del titolo sportivo da una società che scompariva ad altra che era costituita nella stessa città, decise improvvisamente di non approvare più tali operazioni. Fu così che il Benevento e tante altre città, che pur avendo un clamoroso passato calcistico si trovano cancellate dalla mappa calcistica italiana. Restavano solo quattro giorni per la stesura dei calendari del campionato Interregionale e per salvare il futuro del Benevento calcio. Mentre il presidente Peca rimaneva in Svizzera per i suoi affari, Gino Miele allestì una squadra completamente nuova, cominciò la marcia trionfale che la portò a vincere il girone con undici punti di distacco sulla seconda classificata. Mancavano quindici giorni allo spareggio con il Castellammare di Stabia per la promozione in C due, la squadra sospese gli allenamenti, i giocatori tornarono a casa. Il comune di Benevento fu costretto a mantenere gli impegni assunti; gli ultimi incassi e l’intervento dei tifosi consentirono di far ritornare la squadra in buone condizioni per gli spareggi. Sugli spalti del Santa Colomba, nella curva sud per la partita di andata con il Castellammare di Stabia, ricomparve Peca. Ci fu poi la beffa della partita di ritorno a Castellammare di Stabia. Per la preparazione del campionato Peca dopo tanti mesi di assenza, chiese a Collarile e a Miele di rimanere al loro posto, ma loro lasciarono la società. Nel Campionato Interregionale il Benevento stravince il girone classificandosi al Primo posto. (foto pag. 101)
Si parte con i campionati 1990/1991 e 1991/1992 dove il Benevento non riesce ad esprimere le sue potenzialità vista la rosa, composta da giocatori di calibro come Nicola D’Ottavio (che ha indossato la casacca del Verona in serie A), Rodia (Ascoli), Paolucci (Ascoli) e tanti giovani di talento come Rossi, Canneva, Cagnale ecc.La finale persa con la Juve Stabia per accedere in serie C2, aveva dato sfiducia all’ambiente, tanto che molti giocatori importanti furono ceduti ad altre società.Il campionato successivo fu un campionato di stasi per la squadra in quanto non si raggiunsero gli obbiettivi dell’anno precedente, anchese con giocatori diversi.Il campionato 1993/1994 vede un cambio di guardia alla presidenza, infatti a Mario Peca subentra Mario Cotroneo.Questo campionato vede il Benevento stravincere. Alla guida c’era Gigi Boccolini e un bomber quale Nicola D’Ottavio (che stravinse il titolo di capocannoniere con 35 gol). Dopo 8 anni di militanza nei campionati minori il Benevento torna nel calcio che conta, infatti l’anno dopo, con la conferma di quasi tutta la rosa, disputa un ottimo campionato tanto da partecipare ai Play-off, che videro il Benevento uscire alla semifinale contro il Savoia. Da qui in poi i play-off diventano un pasto amaro per i giallorossi, infatti nel giro di 4 anni conquista 3 finali consecutive, precedute da una salvezza conquistata all’ultima giornata contro il Frosinone. Dopo le 2 finali perse ad Avellino e a Lecce (rispettivamente 2-0 con la Turris e 2-1 contro il Crotone), la famiglia Cotroneo si dimette lasciando l’incarico al beneventano Renato Pedicini, che al suo primo anno riesce ad allestire una buona squadra che farà del gruppo la sua arma migliore, tanto da conquistare la tanto attesa promozione in serie C1 in quel di Lecce a discapito del Messina e davanti a circa 12.000 spettatori. Questa partita fu da cardiopalma, ma il Benevento sotto di un gol ad inizio secondo tempo,riesce a pareggiare grazie ad un gol del “messinese” Bertuccelli. Si va ai supplementari ed al 10 del secondo tempo arriva il gol dell’altro “siciliano” Rosario Compagno, scatenando la gioia della torcida sannita.
Al primo campionato in C1 il Benevento raggiunge il suo obiettivo della salvezza, anche se all’ultima giornata contro l’Arezzo già qualificato ai Play-off.
(Si ringrazia il giornalista Nicola Russo, direttore di Sannio Sport, per la concessione del materiale fotografico e dei cenni storici tratti dai volumi “Il Benevento e la sua storia 1930/1991 ”.)
Giovedì, 15 Giugno 2017 16:24
Ciao a tutti, come tanti altri come me che vivono al nord da tantissimi anni, nn si dimenticano le origini, anche se tifosi simo del Napoli, il Benevento è sempre stato nel cuore. Arrivare in serie B l'anno scorso già sembrava un'impresa storica, ma a distanza di poki mesi trovarsi in serie A è come vincere un campionato con il Napoli.......emozionante e indimenticabile. un augurio va a tutta la provincia, alla squadra al presidente e spero con tutto il cuore che la società Napoli dia una mano a rinforzare la rosa del Benevento x restare in serie A. FORZA NAPOLI E BENEVENTO!!